giovedì 6 novembre 2008

OBAMA c'mon, wow...

qui, con una tazza di tripla camomilla butto giù la compressina.
Intanto ammiro il bellissimo sorriso di Barak, sento la sua voce e metà del carisma viene da lì. La voce. Ma di questo semmai in altro post, sempre che mi ricordi.
(Di sera, irriducibilmente sveglia, all'alba tremante budino).

Sento è che la società multietnica è fantastica, creativa, poetica solo nel BENESSERE.

Lo so che vi sto deludendo ma meglio andare a ritroso...

A Genova, da sempre bastava avvicinarsi all'angiporto, tutto qui.
Ai tempi del boom economico i soldi entravano persino in casa mia e io conducevo una vita decorosa. Sognavo, ero sempre lì a sognare ad occhi aperti, non so se fosse normale.
Vedevo i neri, i cinesi con la divisa blu e mio padre spiegava quanto la Cina fosse diventata "moderna".. poi sentivo parlare americano - marinaio - e me ne riempivo gli occhi, forse per i racconti del mio papà che andava sulle navi. Aveva assaggiato tutto, dal "torkey" pieno di mandorle alle famose polpette "volanti" dei pakistani... Aveva toccato colbacchi sovietici, brocche dell'anatolia, vasi cinesi...
Dunque il mio imprinting era quello di aspirante cosmopolita.
A volte mi trovavo sul bus che si riempiva di stranieri. Mi prendeva una strana eccitazione che neppure ora saprei definire. Appunto mi chiedo se fosse normale. Credo che fosse il desiderio imperioso di "mostrare" quanto la mia città fosse DIVERSA, e che anche noi genovesi eravamo così diversi: da noi c'era la vita..
il mondo a spasso per i vicoli!
Era una sorta di insensata fierezza? un anelito globale ante litteram? boh.
so solo che godevo nel vedere la mia città aggiungere colori al suo arcobaleno.. un po'come la differenza tra un film a colori e uno in bianco e nero.
Ma adesso è tardi
a domani,
SEGUE...

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