giovedì 31 luglio 2008

bloggers a fuoco lento

Sabina Guzzanti e bloggers a fuoco lento..

non so voi, io sto friggendo a fuoco lento, vedo la mia materia grigia saltare, arricciarsi sulla piastra. Come i vostri ricchi calamari alla brace..
(abbiam fatto un gran bagno, hai visto che mare?)
Brutta immagine, lo so, troppo cruda ma questo è il momento.
Anche fingendo che sia tutto "normale"
- uno schifo di fango dove ancora si poteva camminare -
beh, lo sapete, non è così.

La vita personale non è.. e non può farsi astrazione.
"Diventare un po' più in là" di quella normale..
e allora esser guitti per far passare il tempo?
forse è rimasta l'arte del reciproco conforto per non lasciarsi andare.

Da sempre fuggo dalle visioni dell' apocalisse ma, ora?
ci siamo dentro fino agli occhi.
Non usiamo lo stupido nome "apocalisse", non c'è bisogno.. basta dire:

guarda!... e adesso?

Finchè il fuoco non ti lambisce (e io c' ho passato la vita) neanche puoi immaginare.
Il crollo del castello di carte, il cumulo di menzogne della società del benessere, della società dei consumi !
Eccola qua - dirà qualche Ammatronata Benpensante in Sdraio - eccola qua la "catastrofista"...
No, signora, lei sbaglia.. ero come lei fino a ieri, ma non lo sapevo.

Intende ancora aspettare signora? per accorgersi che esistono altri che arrancano mentre s'immerge tranquilla nel mare?
in fondo io non sono disperata, per ora.. appare ancora tutto normale.











martedì 29 luglio 2008

Philippe Daverio e poi.. la "forma"

Caro Philippe Daverio!

questa mia.. per dirti la gratitudine.
Ho scoperto quel tuo programma, Passepartout, su rai tre, nel travaglio di un post prandium in prossimità d' infarto.
Avevo mangiato tanto - sai le domeniche invernali? - finito il torneo gastronomico, tripudio di carboidrati, proteine, grassi.. eccetera, credevo di soccombere.

Con occhio vitreo vedevo qualcosa di strano, un vistoso papillon, attaccato al quale c'era un uomo.
Il signore ( eri tu) parlava in maniera stentorea, sillabando le parole, proprio.. al caso mio.
Riuscivo a capire lo strano linguaggio che non era mirato a diversamente abili, ma pareva piuttosto studiato per la fascia non protetta degli ubriachi.

Parole ben separate fra loro affinchè l'ubriaco potesse, almeno leggendo il labiale, comprendere di cosa tu stessi parlando!

Io che non ero ubriaca, ma solo prona come una porchetta, capivo benissimo e trovai originale la formula "comunicativa".
Da allora non perdo una puntata di Passepartout, che come tutte le cose belle dovrebbe passare in primissima serata quando Tutti possono goderne.
Oddio, tutti no.

al liceo mi era capitato di studiare storia dell'arte e in confronto è come paragonare la cucina di Fratta a Chez maxim.

Come ti dicevo dopo quella storica sbronza di cibo ho preso l'abitudine di vedere Passepartout.

Io ho l'impressione, come direbbe il geniale Paolo villaggio, che tu abbia una cultura mostruosa!
oppure sono io un po' ignorante... incantata dalla conoscenza di ogni particolare che tu vivisezioni da tutte le posizioni.. in una specie di kamasutra della conoscenza.
La tecnica, il periodo storico, la biografia, il gossip d'epoca.. e mille particolari che presuppongono uno studio matto e disperatissimo o uno staff di ricercatori formidabile..
Ma ben venga anche lo staff. Gli si faccia un monumento!
Viva la storia dell'arte, caro Philippe.. (Filippe?)
che traduci da tutte le lingue, cazzo.

a presto Filippe, mi sono persa l'arte giapponese, che fai?
una replica, no?..
ciao!

ciao gente!

ma se basta girarsi dall'altra parte un attimo per trovare commenti "caldi"... beh, va bene!
ho lavorato duramente, sguazzando nel sudore mio e dell'aria sospinta da un pallido scirocco,
neppure africano.
Secondo me lo produciamo noi con puro inquinamento italiano.
Aria piena di "nani&particelle" vaga, si sposta, un po' qua , un po' là.
Dal 1971 se ne parla, stendiamo un lenzuolo pietoso sulla quaestio fumi e odori d'Italia.
Comunque Serenella, Antonio e prezioso Daniele!
Mi avete presa in contropiede, grazie della visita.
Mi sto affannando a offrire the freddo, karkadè e perchè no un po' di Sangria.
Qualcosa prenderete pure, no?
Lo so, fa caldo ma le pale sul soffitto girano.. girano e fra poco ne sentirete gli effetti.
Adesso vado in cucina, aspettatemi.
J'arrive...
:-)

domenica 27 luglio 2008

Monica Vitti, dove sei ???

Antonio, ti dedico il mio nuovo post, anche se di te non so nulla e mi sembra un peccato.

Non so se saresti d'accordo, ma oggi vorrei parlare di Monica Vitti e se mi resta un po' di tempo anche dell'irresistibile Filippe Daverio.

Mi sono svegliata pensando a Monica Vitti.
Non do i numeri, vuol dire che il film di ieri mi ha strappato qualche risata ma innanzitutto che ero di buon umore, il che è di per se un avvenimento pazzesco.

cara Monica!

o forse è meglio dire:
cara "ragazza con la pistola" oppure.. "amore mio aiutami"!..
credo che in tutti i personaggi ci sia una parte personale tua, vivissima e molto naturale.
Non so però fino a che punto la rigorosa docente di teatro somigli a tutte le sue donne...

Fatto sta che mi sento rappresentata più da te che da qualsiasi attrice italiana.
Anche nella situazione che non mi è mai capitata lei (tu) in qualche modo mi somigli molto.
Spero di non offenderti.

Ad esempio la riga di sganassoni sulla spiaggia provenienti da un insolito e gelido Albertone è la stessa che ho sfiorato e non ho mai preso ! Forse perchè ho visto quel film..

Sento di somigliarti in quella che comunemente verrebbe definita "goffaggine" e nelle piccole, innocenti mascalzonate a cui ricorri quando sei in difficoltà.
Vedi, ancora parlo come se tu fossi realmente il personaggio.

Perchè ti preferisco alle altre "meravigliose" attrici italiane?
perchè sei la meno provinciale, quella meno legata - anzi per nulla legata -
all'eterno femminino italico. Non sbatti le ciglia e se lo fai è per legittima difesa o perchè sta per partire il ceffone con rincorsa, sai quello...
La mia amica inglese.. dice che sono l'unica italiana che non cambia voce quando arriva un uomo.
Dato che vive qui da molti anni io lo considero un gran complimento.
Sostiene davvero che noi donne italiane cambiamo voce appena entra in scena un uomo.

Forse si spiega così il fatto che le italiane in politica hanno sempre più spesso alcuni calendari alle spalle. Il back ground politico-culturale.
Banalmente credo che la donna italiana, soprattutto se bella, si prenda troppo sul serio.
Perde autoironia. Un disastro.
Dovendo scegliere se essere spiritosa o sedurre, in genere sceglie la seconda opzione.
- Zitta e sorridi cara, ora senti cosa ti racconto...-
qui noi ci addormentiamo, cara Monica.
(ti piace lo stile confidenziale?)

Io mi sono addormentata come un'anatra di piombo mentre lui parlava di se.
Lo so, sono cattiva, ma per fortuna tu mi hai fatto capire come si possono evitare gli schiaffi.

segue...

sabato 26 luglio 2008

Technorati Profile

cola il silenzio


ed era inevitabile.
Da sette anni non ascoltavo la voce che mi esorta al silenzio.
Del resto nulla si può più dire dove non ci sono orecchie, dove occhi abbacinati contemplano
la bugia.

Così, deve calare il silenzio.
Uno dice ma.. perchè cala il silenzio?
Perchè le voci consapevoli non hanno più scelta.
Non c'è più nulla che si possa dire davanti alla barbarie dell'ignoranza coltivata e ostentata.
davanti all'apologia della disonestà, dell'arroganza della sopraffazione...

Dunque il silenzio cola.. come la cera dalla candela, che lentamente copre e incorpora ogni cosa al suo lento passaggio.
Il silenzio della verità, in mezzo al fragore della bugia, si fa immobile sotto la cera dell'accondiscendenza e della paura. La cera gli si raffredda sopra - rapidamente - e la verità non ha più voce, chissà per quanto.

C'è chi ancora parla ma.. ormai quasi nessuno a
scolta.
Ognuno è impegnato nell'immediato, nel tentativo di affermare il proprio ego.

Ad ogni costo, fino all'ultimo respiro, fino all'ultima pietosa bugia di chi dice:

" io non mi vergogno "


*si consiglia l'ascolto di "Die Dreigroschenoper"*


giovedì 24 luglio 2008

collera

come una tromba d'aria...

ci sono cascata dentro, a farmi muovere il cuore da una voce petulante
che ha il dono di dire la cosa sbagliata nel momento giusto.
E non viceversa naturalmente.

Eccomi qui, a rifugiarmi nella mia tana.
si fa per dire...
vediamo se riconosco il posto..

questa è la terrazza con le canne di bambù, il tavolo in legno.. la sediadondolo in vimini..
e poi la pianta carnivora.

La osservo da vicino, è bellissima.
Le foglie sono fauci dentate, spalancate come per un morso.

- sto ancora bruciando di rabbia -

dentro le sue fauci c'è il "mosquito", tale quale al moscerino nella tela del ragno.

Una gran voglia di mordere ce l'avrei anche io ma è molto meglio ritrovarmi nella riflessione.
E quando l'ingiustizia brucia tutto, non rimane neppure il prato.. se lo saranno comprato?
eppure più buia è la notte più vicina è l'alba.. si diceva un tempo.
Ma quanto dura questa notte?

a volte sembra sia appena cominciata, in altri momenti par di vedere, tra i fumi, un fil di luce, aaltroché "levarsi un fil di fumo".




SEGUE...

mercoledì 23 luglio 2008

polvere, fango.. pietre

questo blog dovrebbe essere appartato, silenzioso e tranquillo.

Un posto dove riflettere e dialogare.. anche negli spazi troppo angusti riservati ai commenti.
A proposito! ai temerari che mi scrivono (e che apprezzo molto) vorrei chiedere di inviare i loro nuovi commenti, se ci saranno, al post del giorno.

In questo modo chiunque potrà leggerli, per così dire, in tempo reale, altrimenti verrebbero letti (non da me che li ricevo comunque) solo se si va a ritroso, cosa che difficilmente accade.
Se un commento è fresco.. di giornata, è giusto trovarlo lì.

un momento..

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allora dicevamo?
beh, ho titolato il post polvere, fango.. pietre.

Non a caso.
Il fragore di polveroni indistinti, di chi scaglia pietre... non è affatto casuale.
E' funzionale alla tensione. Mi riferisco al sociale da cui rifuggo in questo blog.
Detto questo qual'è la mia flebile protesta ( che poi rivolgo a me stessa)?
è l'incapacità di mantenere questo luogo immaginario incontaminato dal
fragore e della confusione della "informazione".

Nulla è limpido, non vi sono certezze alle quali aggrapparsi..
ma forse il senso di tutto è proprio questo: prendere le distanze dai polveroni
(veri o ad hoc?) dalla violenza delle pietre dei continui iugula..
che ricordano gli antichi romani al Colosseo.


In fondo, avere un luogo di "meditazione", ristoro e perchè no.. condivisione, sarebbe la cosa giusta per comprendere sì le proporzioni ma anche cogliere i punti deboli.. gli anelli che non tengono e lì agire.
ma quanta pazienza e forza per mettere la distanza riflessiva e distinguere il reale da ciò che è illusione.
Che immensa fatica la scaletta delle priorità.
(Scusate ma questa è la mia ossessione..)

Solo in apparenza i "massimi sistemi" distraggono, in realtà mettono tutte le cose a posto e nel giusto ordine.
Un po' come dire che la filosofia non è un lusso fine a se stesso ma la solida base d'appoggio per le cose di ogni giorno.
e quando dico filosofia non intendo quella scolastica (che può esserci di grande aiuto) ma lo sforzo
di fare filosofia ogni giorno.
Ed ecco che uno s'immagina il break del manager alla seduta di yoga: bene, è l'esatto contrario.

Anche lo yoga è una cosa seria, non si può ridurlo al senso di una prolungata
"sigaretta"che avrebbe solo lo scopo di darci "fiato" per gettarci ancora
nell'agone .

Che orrore vedere contaminarsi, giorno dopo giorno, anche le cose più alte..
divorate dagli spot pubblicitari che tutto appiattiscono.
Tutto mescolato, le migliori cose contaminate, degenerano..
perchè se ne ignora il significato originario.
Perchè vengono collegate a una marca di grappa o a un nuovo tipo di lingerie..
Queste cose abbattono l'umore.

Ed è per questo che non riesco a scrollarmi di
dosso la banalità, la volgarità della barbarie dei consumi.
La logica perversa del profitto ad ogni costo, le ingiustizie sociali, l'inesistenza
dell'informazione.. e tanto altro.
E proprio nominandole qui mi sento contradditoria.

Devo salvare questo posto che vorrebbe rintracciare il reale.

domenica 20 luglio 2008

in che mondo viviamo ?

oltre questa veranda pseudo-tropicale c'è nebbia e una brezza presuntuosa smuove l'aria solo di tanto in tanto.
In fondo qui si sta bene.
Le canne di bambù oscillano appena, la drosera che abbiamo in affido sta bene e possiamo verificare che, pur così piccola, è davvero capace di "mangiare" i moscerini che la penetrano.
La drosera ce l'ha affidata un giovane amico che è in barca a vela, dunque la piantina carnivora è nostra ospite.
Mi viene in mente l'abusata frase:

in che mondo viviamo?
dove eravamo mentre il corso delle cose prendeva questa piega?

Io lo ricordo bene: tutti dediti al conseguimento dell' immediato benessere.
Napoli non è che l'illustre avanguardia della "modernità" del pianeta.
Siamo tutti coinvolti.
Questo modo di vivere è praticamente finalizzato alla spazzatura, essendo stato abolito, sbeffeggiato in ogni modo il pensiero sano:
prendere solo ciò che occorre, avere cura delle cose, aggiustare ciò che si rompe e ricordare che siamo ospiti della terra, non il contrario.

Tutte cose risapute.. mai digerite a quanto pare. C'è chi sbuffa annoiato, ma questo è solo il segno della sua stupidità. Intendo la "stupidità" nel senso di ciò che ho detto in precedenza alla pagina dei "cavalieri neri".

Fra l'altro gli animali - avidi e appunto.. animaleschi - sono molto più accorti di noi
(noi aspiranti all'onnipotenza e un po' cretini) perché hanno saputo amministrare la Terra alla perfezione, in armonia coi ritmi naturali e le leggi universali della fisica.
Quello che è dotato di ali vola, quello dotato di branchie nuota, gli altri "camminano".

Posso anche capire il desiderio umano di andare oltre ma pare esserci un limite al conseguimento della "divinità".
Potremmo accontentarci ( si fa per dire) di condizioni spiritualmente più elevate invece di buttarci come stupide fionde giù da un ponte o volare sul mare agganciati a un motoscafo.
Le emozioni a pagamento non costano nulla in confronto agli sforzi della mente o se preferite.. dell'anima.
Non deve essere etichettata, questa riflessione, come ritorno al passato.
Mi verrebbe da dire (se non fosse il titolo di un film) ritorno al futuro, ossimoro molto divertente.
Per tornare al futuro bisogna avere un tema, una traccia. E questa dovrebbe essere indicata da qualche forma di spiritualità o semplicemente di buon senso, non dal profitto.







sabato 19 luglio 2008

buonanotte anime in fiamme

il computer ha puntato i piedi e non ha ripreso a funzionare che poco fa.

E pensare che mi è venuta un'idea molto semplice: ho intenzione di ospitare gli scritti dei
passanti di qua. Naturalmente secondo un minimo di rispetto, di ascolto reciproco e ricerca di una accettabile (quando possibile) sintesi.
E' un'idea che mi erotizza molto.

Domani sera vorrei già pubblicare qualche spunto dai vostri contributi per sviluppare un dialogo davvero caldo e avvolgente.
Direte voi caldo? , lo so fa troppo caldo ma.. ho detto così per dire.

Vedete com'è confortevole questo non-luogo? sentite il silenzio fecondo dei pensieri?

adesso devo proprio scappare

e tu.. quando esci spegni la luce!

giovedì 17 luglio 2008

metalmeccanica

Serena,
non ho idea di chi tu possa essere! e non so quale sia il tuo vero nome...
Però sembri portata al dialogo e coglierò l'occasione, rivolgendomi a te, per parlare di rudimenti di dialogo.
(Non ricordo un periodo di tale sordità quanto l'attuale!).

Abbiamo perso completamente il senso dell'ascolto.
L'ascolto profondo non è.. l'orecchio (o l'occhio) distratto che coglie poche "parole in corsa".
Chi non sa ascoltare ha spesso la presunzione di sapere già ciò che sarà detto.
Non ascolta e quindi non vede l'ora di "dire la sua" per compiacersi forse del suono della propria voce.
Si da il caso che già comprendiamo la realtà attraverso personalissimi filtri e cioè
la nostra storia personale, i nostri pregiudizi, le paure, le speranze, i ricordi!
tutto questo bagaglio pone griglie o addirittura specchi deformanti al reale.

Questo accade normalmente quando prestiamo ascolto, figurarsi poi se non ascoltiamo tutto ciò che l'altro ha da dire...
Il dialogo dunque non esiste e diventa un groviglio inestricabile di affermazioni assertive, categoriche che non prevedono l'esperienza rivoluzionaria del cambiare idea.


mercoledì 16 luglio 2008

sogni rarefatti

tempo fa ho invitato a pranzo una ex docente che non vedevo da tempo.

Avevo appena letto "la forza del carattere" di Hillman, ed ero, per così dire, innamorata del "nuovo".
Quel nuovo che mi "contamina" e mi fa sentire piacevolmente feconda.
Stato di grazia che non tutti i libri riescono a regalare e naturalmente solo in quel momento (molto peculiare) perchè.. prima o dopo, passerebbero inosservati.
I libri ci "chiamano", non siamo noi a sceglierli.

Dovessi dire cosa mi è rimasto del sostanzioso volumetto non saprei dirlo e purtroppo non lo trovo più neppure in libreria.
E' un libro che rompe gli schemi, capace di entusiasmare anche il più catatonico dei vecchi.
Io non sono vecchia ma ho provato, leggendolo, un senso di liberazione, di giustiza compiuta:
il tabu della vecchiaia scardinato e lo stereotipo del "vecchio" mandato gioiosamente a gambe all'aria.
La prima parte è molto divulgativa e mi pare che freni la lettura del lettore roditore, spesso frettoloso.
Ho dovuto pazientare non poco (forse trenta pagine?) per entrare nel Nuovo.


martedì 15 luglio 2008

lavorar soli

per fortuna al momento sono sola, lavoro in silenzio!

Questo favorisce voli mentali, squarci immaginifici e mille idee, al punto di trovarmi costretta a prendere appunti su pezzi di carta.. che regolarmente svaniranno appena giunta alla tastiera.
E chissà cosa avevo da dire di tanto importante, ora è svanito.

La mia mente è bersaglio di continue sollecitazioni, troppo intense, che brillano nell'attimo come i sassolini colorati e i cocci di bottiglia che il mare grattugia avanti e indietro sul bagnasciuga.
Forse sono solo cocci di bottiglia i massimi sistemi nei quali mi dibatto e oltre i quali mi disoriento, nemmeno fossi io "faber" universale.
Eppure quanto più mi allontano nella riflessione tanto più tutto è chiaro.

Questo è il periodo della riflessione sul materno.
I genitori sbagliano sempre, comunque facciano, tranne alcuni "sacrestani" che sembrano clonare i propri figli.

Nella maggior parte dei casi non solo i genitori falliscono il progetto (malato) di perpetuare se stessi tramite i figli ma addirittura, spaventati, si trovano davanti a perfetti sconosciuti.
Quel bambino non esiste più, c'è un ragazzo dai lunghi piedi e un po' di barba schizofrenica.
Non vuol più baci e, di colpo, ti fa sentire perversa.

In questo periodo raccolgo le confidenze di alcune madri "diverse", intendo quelle come me.
La sensazione è quella, beffarda, che i genitori più amati, rincorsi, bramati dai figli siano proprio quelli che li amano meno, forse persino anaffettivi. Quelli freddi, autoritari.. irraggiungibili, un po' come mia madre che non si capisce cosa provi.
Fastidio.
La sua funzione di riproduttrice l'ha svolta da un pezzo e come una leonessa lascia i cuccioli più grandi e se ne va (dove? è vecchia) mentre io ricordo ancora che ci siamo amate.. cioè, ricordo che io l'ho tanto amata.
Anche io sono cambiata. Tutti cambiamo. L'idea del distacco da lei non mi fa più orrore come un tempo quando al solo pensiero bisbigliavo no, no, no... perché anche io ho un figlio e tutto cambia, e - come lo stivaletto malese - torcendo fino all'urlo, ti costringe a cambiare, che tu lo voglia o no.

Il figlio della mia amica S. la fa soffrire troppo, gratuitamente, con un senso di rivalsa apparentemente irrazionale...
Ho la forte sensazione che lui non la conosca affatto.
Preferisce il padre lontano che fa i cazzi suoi e che ogni tanto sgancia denari.
Decisamente molto più di quelli che può raggranellare la cara S.
Lavora come una specie di schiava, in solitudine.
Ripeto lui non conosce affatto la madre. Ed è possibile che i nostri figli conoscano una brutta caricatura di ciò che siamo stati e in effetti non siamo più...
Nonostante tutto questo, a modo loro, ci vogliono bene ma questo è un discorso sempre più lungo.
per 'stasera basta, va..

domenica 13 luglio 2008

caro Jannacci

Oggi, uno dei tanti "amarcord" televisivi, c'erano cantanti.. attori e anche Cochi e Renato,
e poi tu, genio volatile, mi hai fatta piangere... di commozione dai! cos'hai capito?
Erano lacrime di gioia e nostalgia.

Caro Enzo,
che strano scrivere a Jannacci.
(E neanche lo saprai mai)
ti ho visto tempo fa, eri malinconico, t' eri commosso e non avevi le parole..
credo di saper perchè.
nella platea, tanta gente ma non c'è più nessuno!
Le tue pause e i tuoi silenzi sono i miei.
E non è che siamo vecchi amico! no no..

sembra che siam rimasti in tre..
con 'sta sbronza di sensibilità
che non se ne va.

se aspetti un attimo vado a cercarti su you tube..
eccoti qua...

venerdì 11 luglio 2008

seguire la "pancia"

Quanti tentativi di legittimare l'attuale barbarie con pretestuose citazioni antropologiche...

L'antropologia è cosa seria e non si può estrapolare ciò che ci piace per piegarlo al sentirsi tutti nel branco caldo, "tutti insieme appassionatamente", (ma soprattutto con la coscienza a posto) in atteggiamenti primitivi che favoriscono la decadenza.

La decadenza è spesso associata all'anticamera di bruschi peggioramenti della convivenza civile, è meglio ricordarlo.
Siamo sempre più "immediati" (continuerò ad ammorbare i passanti del mio blog con questa riflessione) anche in virtù - cosa banale a dirsi ma non del tutto chiara - dei nuovi ritmi che ci impone la tecnologia.
In questa corsa vertiginosa che coinvolge ormai tutto, per "fare presto", per essere immediati (negando quindi la distanza riflessiva) deve andar bene tutto! anche e soprattutto la "pancia".
La pancia non riflette, la pancia fa agire.. non importa come, nè passando su chi e che cosa...

e ora il testo di sparring partner , Paolo Conte:


è un macaco senza storia,

dice lei di lui,

che gli manca la memoria

infondo ai guanti bui�

ma il suo sguardo è una veranda,

tempo al tempo e lo vedrai,

che si addentra nella giungla,

no, non incontrarlo mai�



Ho guardato in fondo al gioco

tutto qui?� ma - sai -

sono un vecchio sparring partner

e non ho visto mai

una calma più tigrata,

più segreta di così,

prendi il primo pullmann, via�

tutto il resto è già poesia�



Avrà più di quarant'anni

e certi applausi ormai

son dovuti per amore,

non incontrarlo mai�

stava là nel suo sorriso

a guardar passare i tram,

vecchia pista da elefanti

stesa sopra al mac adam�


giovedì 10 luglio 2008

volgare e termini mutanti

ieri ho trascurato di dire qualcosa sull'etimologia del termine che è già ben nota.
Volgare da volgo, il popolo.. la gente comune.. la vita quotidiana.
Sguaiato, triviale e così via.

E' innegabile però che le parole riescano a mutare significato , con lo scorrere del tempo,
che possa cambiarne l'accezione, come per il termine snob che non ha più il significato originale.
E' mutato.
" S. nob. " voleva dire sine nobilitate e cioè senza nobiltà, oggi diremmo "senza classe".
Ora lo stesso termine indica persona che ha sì qualcosa di "aristocratico" ma lo ostenta in maniera sgradevole.. molto diverso.
Credo che ormai questo valga anche per termini politici, estetici..
Un esempio è il termine "comunista" il cui significato ha oggi per il volgo mille significati personalizzati e così per il termine romantico che del tutto erroneamente sta per dolciastro, melenso.
Così è per il femminismo e tanto altro.
è tardi!
a presto.

mercoledì 9 luglio 2008

ciò che è volgare

volgare è un accostamento, una posa.. un'ammiccamento, un orribile compromesso..

E' davvero difficile definire il senso del volgare.
Non è volgare lo stereotipo della parolaccia, ma qualcosa di inafferrabile e provo a cimentarmi in questa analisi peraltro già affrontata da voci più autorevoli!

Accreditati studi ci hanno spiegato quello che già sapevamo da tempo e cioè il fatto che usiamo intercalari, parole di chiara evidenza sessuale ormai totalmente privi della valenza primigenia... e quindi non più volgari.

Scandalizzarsi per una parola greve è non solo ridicolo ma disonesto.
E' nascondersi per non vedere.

segue... più tardi ora mangio.

martedì 8 luglio 2008

e il quarto cavaliere?

me lo sono dimenticato.
Era il cavaliere nero della disperazione.
Ne siamo circondati e la vediamo, ce l'abbiamo dentro o... siamo così superficiali
o fortunati che non sappiamo vederla.
A volte ci serve trasformarla in modo alchemico.. e dapprima esperienza diviene poi
forza.

domenica 6 luglio 2008

di ritorno, al piccolo

e adesso che mi sono tolta lo sfizio di rileggere il Micheli e.. rubarne qua e là ottime frasi, torno
al piccolo, dimensione che prediligo.

Mah!.. quasi quasi.. una poesia di Silvia Plath. Dedicata a te, Camilla volante.

CANTO DEL MATTINO

L'amore ti ha messo in moto come un grosso orologio
d'oro.
La levatrice ti ha schiaffeggiato sotto i piedi e il tuo
nudo grido
ha preso il suo posto fra gli elementi.

Le nostre voci echeggiano, esaltando il tuo arrivo.
Nuova statua.
In un museo pieno di correnti, la tua nudità

è ombra sulla nostra sicurezza. Ti stiamo intorno
vacui in viso come pareti.

Non sono tua madre più di quanto
lo sia la nuvola che distilla uno specchio per riflettere
la propria lenta
cancellazione per mano del vento.

Per tutta la notte il tuo respiro di falena
tremola tra le piatte rose rosa. Veglio per ascoltare:
un mare lontano si muove nel mio orecchio.

Unn grido, e scendo dal letto incespicando, pesante
come una mucca e floreale
nella mia camicia da notte vittoriana.
La tua bocca si apre pulita come quella di un gatto.
Il riquadro della finestra

s'imbianca e inghiotte le sue opache stelle. E ora tu
provi
la tua manciata di note;
le vocali chiare salgono come palloncini.

quarto cavaliere nero: collera

la collera è caratterizzata da maggiore forza vitale.

La persona è ancora insicura e impaurita, da questa posizione appena più elevata si sente minacciata e diviene aggressiva, anche senza motivo reale.
E proprio a causa dell'insicurezza della condizione collerica assume atteggiamenti quali orgoglio, odio, arroganza, prepotenza, volontà di dominio , esibizionismo...
Inoltre la collera viene spesso mascherata da paternalismo.

"A livello politico il mondo di Collera produce il nazionalismo, il fanatismo, l'intolleranza e l'autoritarismo, le lotte intestine e la conflittualità fra gli stati. La guerra, con la sua scia di morte e distruzione, è la manifestazione più tipica di questo stato vitale."
( C.Micheli )

sabato 5 luglio 2008

avidità e potere

torniamo ai primi rudimenti, al primo banco...
coraggio, è bene pensare di tanto in tanto.

Avidità è parola che si dice da , al punto di apparire banale.

E' una fame continua, inestinguibile.
Quando l'avidità va oltre la naturale funzione di conservare la vita e diviene "fame" incessante di "cibi" sempre nuovi è una vera escalation.

Ciò che è importante sapere è che in questa condizione non siamo noi a scegliere i desideri, sono loro che scelgono noi.

L'eccesso di ambizione ne è esempio evidente e spesso si accompagna ad avarizia, invidia e gelosia.
Se non si controlla questa "fame" si arriva alla bramosia di fama e potere.

Questo discorso può apparire oggi anacronistico per la maggior parte della gente.
Il solo fatto di arrivare a umiliazioni, persino sofferenza... pur di partecipare all'Isola dei famosi o altri reality la dice lunga sull'avidità di fama, di cui si può restare vittime.

Vittime appunto di macchine del desiderio che... scelgono noi!

A livello politico è questa "fame" perversa a far sì che chi si arricchisce (a volte a a dismisura)
sia assolutamente indifferente alla povertà degli altri.

Gli stessi politici ne sono vittime, l'ossessiva "fame" di potere e visibilità li catapulta lontano
dal sociale come asteroidi impazziti e spesso molti di loro fanno una immensa fatica a ricordare
il "generoso" motivo dal quale erano partiti.
Accade a tutti noi... impiegati, show girl, giornalisti, operatori della finanza o imprenditori, è sempre la stessa "fame" a sceglierci.

Nel sociale l'atteggiamento avido, questa "fame"insaziabile è alla base di molti squilibri come
l'esistenza di paesi sottosviluppati, disoccupazione, evasione fiscale, corruzione, illegalità e
sete di potere.

Sia ben chiaro, quelli che chiamo "cavalieri neri" sono quelli che ho potuto mettere a fuoco per la prima volta tentando di approfondire per molti anni lo studio del Buddhismo.
Il marxismo infatti non mi aveva messa in grado di vedere così bene la centralità dell'uomo.

E' infatti l'uomo a "fare la società" e non il contrario.
Lo dimostra molto bene il fallimento della politica di oggi, cambiano le "scatole" ma non cambia
il contenuto. Non è un problema di simboli, apparati, definizioni di correnti e parole e.. non è neppure un problema di "immagine"...

giovedì 3 luglio 2008

dall'immediatezza all'avidità

In amore è una storia ben più complicata.
La prima spinta immediata all'accoppiamento è quella animalesca, finalizzata appunto
(più o meno consapevolmente) alla riproduzione e quindi alla continuità della specie.

Tutto il gran "fuoco" sensuale ci porterà infatti, prima o poi, alla riproduzione.
A "innamorarci" di un figlio, nostro figlio...
Naturalmente tutto questo discorso è evidente solo a grandi linee mentre per lo più sonnecchia nel profondo.

Spesso accade (ora più che ai tempi dei nonni) che passioni extra coniugali si rivelino
sì clandestinamente "peccaminose" ma più vicine al senso d'amore che non avevamo "preparato"
per noi e che ci appaiano quindi "nuove" (solo perchè in teoria si sarebbe pronti per il salto evolutivo verso l'Amore).

Dopo la fase riproduttiva spesso la coppia si risveglia a un sesso ludico, in un certo senso.. poco più evoluto di quello riproduttivo.
La funzione riproduttiva è esaurita e, se la coppia è molto fortunata, scopre una relazione basata su affinità diverse.

In molti casi invece, almeno uno dei partners si getta in relazioni nuove, spesso squallide, ma sempre meno interessate al "vecchio" sesso di tipo "riproduttivo".

Non sto affatto facendo l'elogio del tradimento ma banalmente una constatazione da "storico".
Infatti la coppia "peccaminosa" intreccia i corpi, per così dire, fino a cadere al punto di stallo in cui il gioco animale è finito, tutti i "giochi" sono fatti, salvo eccezioni.
Molti infatti ripetono ancora il "vecchio": nuova coppia, altro figlio... e così si ritorna al "via".

E qui, se proseguissi, ci sarebbe davvero tanto da dire
ma sulle relazioni amorose tornerò semmai in seguito.

Questo non era che una banalizzazione dell'immediatezza/animalità quotidiana in cui tutti ci possiamo riconoscere.

martedì 1 luglio 2008

i cavalieri neri..

prima di scrivere ho cliccato qui sopra. La profonda voce di Jimi Hendrix pare darmi l'energia di cui ho bisogno per i cavalieri neri... ne ho accennato al post di ieri.
Li chiamo così per comodità, loro ci tengono in pugno praticamente tutti i giorni.
Non siamo eternamente posseduti dal male perché ognuno di loro
( come le monete) ha anche una faccia "buona" e quella la tengo come asso nella manica, per tirarci su il morale.

Siamo animali (i più autodistruttivi del pianeta) e la nostra prima caratteristica animale è agire d'istinto.

In modo immediato.

L'essere immediati riguarda l'agire senza troppo pensare e talvolta senza pensare affatto.
Senza meditare.
Perfetto se si tratta dell'istinto di aggrapparsi al tronco in un fiume in piena o del super udito della mamma quando il figlio è neonato; (la zebra annusa l'aria, fiuta il leone e scappa, i babbuini si accoppiano per riprodursi, il salmone risale la corrente per deporre le uova e gli esempi di "istinto" si sprecano).

L' immediatezza diventa però un freno alla spinta evolutiva quando diventa stile di vita o ne influenza gran parte.

Spesso si apprezzano persone "aggressive" in virtù del fatto che ci appaiono "dirette", prive di ipocrisia ma spesso non è così, si tratta di persone che tendono o impostano la loro vita all' immediatezza, all'immediata reazione (non mediata dalla riflessione).
C'è molta confusione in merito.
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Prendendola molto alla lontana vorrei riflettere sulla speculazione edilizia fra gli anni cinquanta e gli anni sessanta, salutata da tutti come misuratore di felicità nazionale.
Se mi fermo a riflettere ricordo i cantieri (almeno quelli che vedevo io) nascere uno dopo l'altro nel giro d'una stagione. Andavo in campagna e c'era una villetta in costruzione.
Il mattone, il cemento mangiavano il prato incolto, estirpavano vigorose erbacce.. e, per me che ero piccola, questo era "mettere ordine" per fare come in città: camminare senza sporcare le scarpe di terra!

Certe aberrazioni le impari anche senza spiegazioni.
Dalle risate del geometra, dalla camicia bagnata del muratore (deve pur servire tutta questa fatica!) e dalla felicità del padrone che osserva l'andamento dei lavori.

L'anno dopo c'è anche un palazzo nuovo, molto simile agli altri o stravagante solo nei dettagli, quelli che lo faranno ricordare per la sua bruttezza.
C'era fretta.
Immediatezza.

Non c'era tempo per un quartiere "pensato" in ogni aspetto ma solo la volontà di possedere delle case, di ottenere quella precisa parcella.. senza fermarsi a riflettere, pensare.
Ai posteggi, troppo pochi per un condominio... e gli alberi? e il prato...

Immediatezza coniugata all'avidità sia ben chiaro.
Il boom dell'edilizia si è mangiato tutto, macchia mediterranea, boschi, bionde distese di grano pronto per la mietitura..

In effetti immediatezza e avidità vanno spesso insieme, come una coppia di successo.

E anche nell'amore l'immeditezza gioca un ruolo determinante, vedremo.

Segue...

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