venerdì 27 marzo 2009

Le SS da Boves e il rapimento del pastore belga (bozza)

Di cosa sia il karma si può farsene un'idea tornando indietro, poco tempo dopo la gita di Olga e Madre ad Asti.

Dopo il 19 settembre 1943, giorno del piccolo olocausto di Boves.

Infatti a Boves il maggiore delle SS Joachim Peiper e i suoi soldati avevano incendiato tutto, lasciando solo rovine fumanti e morte.
Dell'efferatezza di questo manipolo militare si tramanda ancora l'assoluta apparente insensatezza.
Il curato e l'impresario erano stati costretti a recarsi, impugnando una bandierina bianca, a trattare coi partigiani sulla collina.
I partigiani dovevano scendere altrimenti l'avrebbero pagata i civili ma nonostante fossero scesi dalla collina ciò non era valso a nulla.
Qualche raffica di mitra aveva fatto accasciare al suolo sia il prete che il ricco signore.
Poi qualcuno aveva gridato forte e dopo essere stati cosparsi di benzina i due uomini avevano preso fuoco, mentre erano ancora vivi.
Con questo gesto Peiper stava dicendo che il popolo ariano era superiore a tutti anche alla buona borghesia e persino a Dio che erano lì rappresentati, nei corpi ammucchiati a terra e in fiamme.

E un giorno quegli stessi militari sarebbero arrivati a Quattordio.
Madre era tornata a casa e non aveva trovato Bobi (in arte Lenin), il suo magnifico pastore belga.
Era sparito anche il fratello Peppe, s'è per questo.
Madre non sapeva cosa stesse accadendo, uno strano silenzio, qualche mormorio, poi le avevano detto che i tedeschi si erano portati via Peppe e il cane.

Fino al 1999 la sua versione era stata la seguente:
Madre prende e va al comando delle SS (non risulta che nessuno in famiglia se ne fosse accorto)e davanti ai militari dice semplicemente:
"scusate... qualcuno ha portato via mio fratello e il cane. Potete fare qualcosa?..."
Un po' di difficoltà a comprendere la bella figliola ma poi capiscono e qualcuno si allontana.
Nell'attesa Madre vede giovani soldati di bell'aspetto che le sorridono ma ne ha paura, si guarda un po' le dita nervosamente intrecciate poi tira indietro i capelli e non sa nulla.
Aspetta.
Un militare, forse il più alto in grado, ottiene che portino al suo cospetto sia Peppe che lo scodinzolante "Lenin". Madre è certa che a loro dispiaccia molto restituire il cane ma il militare sembra comunque porgere delle scuse e i tre possono finalmente tornare a casa.


Il giorno successivo muore Renzo, un giovane amico che durante un rastrellamento tenta la fuga. Una raffica di mitra lo fa crollare al suolo sotto gli occhi della sua ragazza, di Madre e di tutti gli amici che si trovano la sera nella stalla a scherzare, ballare...giocare.
Adesso qualcosa è cambiato e a lungo la stalla resterà vuota.

1 commento:

Masaghepensu ha detto...

Cara Camilla,
sono contento di non esser più solo a scrivere sui misfatti "nazifascisti"
anche se, in ciò che io riporto sul Blog non vi siano fatti come quello da Te narrato. Il mio grande cruccio è, come la gente italiana sia di così pochi ricordi. Sembra, addirittura, non ne abbia affatto. Forse la colpa è anche dei genitori che non si curarono troppo dei loro figli. Sono rimasti, i giovani, senza "conoscenza" e rischiano di riviverli, quei tempi, sulle loro spalle. Ciao, resto di una tristezza infinita.........Mario