mercoledì 11 marzo 2009

Il piccolo ritratto

A casa della zia , per la scala che conduceva alla mansarda, c'era un piccolo quadro,
ritratto di adolescente pallida in golfino colorato ,
io l'avrei intitolato così.

Nel salire le scale avrebbero detto che c'era molta somiglianza fra Jose, la ragazzina del ritratto, e me.
Lo dicevano ogni volta che si andava a trovarli e mi dava sempre fastidio.

Io non mi vedevo nella diàfana fanciulla innocente, io non ero innocente.
Forse le somigliavo in quella vaga espressione di vergogna, espressione che avevo a dodici anni e che avrei ben presto trasformato nell'aria antipatica che ho tuttora.

Il quadro dicevo, era quadro d'autore, non una crosta qualunque ma chissà dov'è finito e non ricordo , nè saprò mai chi fosse l'autore.
Rimane solo il ricordo di quel paragone fra me e la ragazzina.
Loro dicevano fosse una lontana parente valdese.

Che fosse Valdese l'avrei saputo molti anni dopo a Cannes, da Emanuele, in vena di confidenze e di amarcord.
Avrei dovuto intuirlo a suo tempo dall'imbarazzo dei familiari che poco riferivano di questa lontana e in fondo eretica parentela.

Il ricordo delle giornate a casa di zia Tonia, è velato di malinconia e di sensi di colpa.
Non appena loro scendevano in soggiorno, io mi avvicinavo circospetta e già colpevole alla libreria di Emanuele dove certi libri mi apparivano in qualche misura clandestini proprio perchè nessuno li nominava.
Immobili e abbandonati gli uni addosso agli altri, essi stavano là a stigmatizzare il peccato, la deboche.
E io sapevo dove cercare.

Ogni volta che individuavo un racconto saporito e non avrei potuto terminarne la lettura , lasciavo un invisibile segnalibro per riprendere durante la visita successiva.
Così associo Jose, il mio santo ed eretico alter ego, alle fughe in mansarda, a spiare la pagine peccaminose.

Ai tempi bastava poco per farmi sentire in stato di peccato ma ogni volta qualcosa riusciva ad accendermi le pallide guance, l'udito distorceva i suoni di un the con le paste e lo relegava in lontananza, permettendomi di immergermi nell'erotico silenzio.

Moravia, Pavese,Miller, Levi, Ginzburg, Nin, Maupassant, Gide e quello strano autore dal nome luciferino: Peyrefitte.

Oltre il Rosario sopra il letto esisteva dunque un'altra presenza in casa della zia, c'era forse un demone innominabile e innominato?
mi dissi che se il demonio si manifestava in questi modi io sarei stata eternamente peccatrice.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

per capire dove vuoi arrivare, quale pensiero insegui dovrò leggere il resto...

"Arturo" ha detto...

Ciao Camilla che brilla,

perchè non scrivi lo schema del tuo progetto, giusto per orientare i tuoi lettori ed incuriosirli sul seguito.

Il gruppo cresce neh.

Ciao