lunedì 23 marzo 2009

papà e l'Ammiraglio (ancora bozza)

necessariamente devo volare altrove, poi se ne comprenderà la ragione.
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Papà stava per essere arruolato nei sommergibilisti, cosa di cui sarebbe sempre stato orgoglioso. Diceva che in quel corpo ci vanno solo quelli col fisico perfetto.
Non so come avesse concepito questa idea ma io gli ho sempre creduto.

Ai tempi la bisonna Mainìn aveva sentenziato:

Fintanto che a o ma ghe dixan ma, u no saia mai ben, finche al ma(re) lo chiameranno ma(le) non sarà mai bene.
Aveva fatto fosche profezie sulla guerra (tutte puntualmente realizzate)
e aveva dato consigli importanti a papà prima che andasse per mare.

Questa donna stravagante (che parlava in francese col dottore per non rivelare della propria cardiopatia, il loro segreto) era oltremodo pessimista sulla guerra e anche sulle sue conseguenze.
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Si era consultata con lo zio di papà, allora Parroco di Castelletto e aveva chiesto e recitato tante preghiere con la solita coronetta.
Papà fu perciò a lungo consigliato da entrambi, scoraggiato, incoraggiato, stupito e alla fine incuriosito al punto che, come tutti i giovani, si apprestava a quell'esperienza con incommensurabile fatalismo.



Per qualche "karmico" giro di giostra fu poi dirottato in marina dove in piena guerra avrebbe passato momenti indimenticabili a fianco dell'Ammiraglio, quello che lui avrebbe sempre chiamato il Comandante.
Era stato così fortunato da diventare attendente del generoso e amabile concittadino, genovese "purosangue" di Quinto al mare.

All'isola della Maddalena l'Ammiraglio Albino gli aveva da subito dato confidenza: ti parli zeneize?
Finalmente avrebbe potuto parlare in genovese e inoltre papà gli era anche molto simpatico. Insomma si erano piaciuti subito.


Si trovavano all'isola di Spargi (asparagi) quando l'ammiraglio lo aveva portato con se in una sorta di palude e gli aveva insegnato a trovare le uova di gabbiano e gli asparagi selvatici.

Sulle prime non avrei capito il finale di quell'avventura ma dopo un lampo di gioia negli occhi di mio padre ne avrei avuto certezza: con gli asparagi selvatici e le uova di gabbiano avrebbero cucinato una frittata, arrivata, credo, per tradizione orale, fino alla quarta generazione della mia famiglia e della famiglia Albino.

Ora pare evidente che la preoccupazione più grossa - dopo i bombardamenti e le condizioni del mare - fosse la continua sfida culinaria intrapresa dall'ammiraglio col/al suo fedele attendente.

Proverbi, battute caustiche. Erano entrambi spiritosi e credo che in alcuni momenti l'umorismo abbia attutito persino il fischio dei siluri, almeno questo è ciò che è arrivato a me dalle parole di papà e da quelle (quarant'anni dopo) riferite dai figli dell'Ammiraglio

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Un giorno l'Ammiraglio aveva ricevuto in dono un enorme grappolo d'uva, grosso come una zucca anzi di più, le mani di papà si agitavano dall'alto al basso e poi di lato per descrivere l'impossibile.
E dato che l'ammiraglio aveva sposato una donna molto più giovane di lui, che era già in età matura, ne era evidentemente talmente innamorato da concedere a Franco un particolare permesso (non ricordo con quale pretesto militare) per portare l'enorme grappolo alla giovane moglie
e papà avrebbe beneficiato di una licenza per tornare a Genova.
Dunque mio papà era partito in missione speciale con il grappolo, quasi una piccola creatura.
Alba, così si chiamava la giovane donna bruna, più alta sia di papà che dell'ammiraglio, aveva accolto con grande entusiasmo il grappolo fra le mani di questo giovane che tanto ispirava fiducia al marito.

Era stato così che papà, ad ogni licenza genovese, si era preso cura dei figli più piccoli dell'ammiraglio, avrebbero potuto essere tutti suoi fratelli e quante volte mi avrebbe ripetuto che Adolfo, ora capitano di lungocorso, con la sua bella divisa bianca, lui se l'era portato su e giù per il giardino di Pria Ruggia sulle spalle, per farlo divertire.
In fondo si era divertito anche lui, accolto in quella casa come in famiglia.
Dopo la guerra in casa Albino sarebbe rimasto il suo letto in ferro battuto in una stanza della villa.
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Possiamo dire grazie al comandante se papà in seguito sarebbe stato completamente autonomo nel cucinare, rassettare e persino farsi uno stravagante bucato.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Cara Camilla,
Anche mio nonno (da parte di mia mamma)era ufficiale di Marina ma,
allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale era già in pensione. Fortunatamente(?) morì di vecchiaia. Purtroppo so dire poco di Lui se non che, partecipò ai primi aiuti per i terremotati di Messina (si va molto indietro nel tempo). Ma anche del mio nonno paterno so ben poco, morì di crepacuore ancor prima che io nascessi. Era un commerciante (importatore) di Olio d'oliva. Quando le truppe nazifasciste combatterono le loro insensate guerre sulle banchine del porto di Barcellona usarono come scudo i suoi fusti pieni di olio e pronti per l'imbarco sulle navi.
Decise, anche se sconsigliato dai suoi "concorrenti" in affari, di pagare tutti i suoi creditori. Fu la rovina per la nostra Famiglia.
I suoi figli, cinque in tutto, presero parte alla guerra partigiana sulle nostre Alpi Marittime (Liguri/Piemontesi).
A proposito, sto riportando sul mio Blog appunti che trovai nella "stanza delle galline" di quella che fù la casa di campagna. Non furono scritti da loro ma soltanto conservati. Chi li scrisse fu un loro caro amico Medico con il quale divisero le pene dell'essere partigiani. Il nome di questa persona era Libero Dante.
Se ne hai la voglia, puoi darci un'occhiata. Dovrai cercare anche molto all'indietro nel mio Blog.
Recentemente ho problemi con Splinder, ho sempre pagato con PayPal ma, ultimamente, non vengono accettate le rimesse. Francamente non so di chi sia la colpa, Splinder che non riceve o PayPal che ha dei problemi? Va bene, il mio piccolo romanzo Te l'ho scritto. Alla prossima...Mario