domenica 8 febbraio 2009

altre licenze poetiche

Ed eccolo tornare..
quel fine settimana non lo aspettavamo.
Con una grossa borsa e l'immancabile quotidiano lo vedevo in fondo al viale, si avvicinava lentamente. Per il gioco prospettico pareva quasi fermo.
Faceva davvero molto caldo, Agosto in campagna era un'aria rovente tartassata dalle cicale.
- Ah! sei qui? - diceva zia Antonia.
- adesso ti racconto - aveva detto papà appoggiando la borsa sul divano
- eh, già, l'altra volta siamo stati in pensiero.. -
- ma no.. Tonia, sai com'è andata ? -

Intanto era arrivata Madre, scambio di impercettibili baci sulle guance e un rimprovero appena bisbigliato (quasi sempre lui se lo meritava) e gradualmente tutti si erano accorti che era tornato.
Così papà rivelò a tutti il segreto di quel ritorno a Genova.
Stava camminando molto veloce quando aveva visto il treno.. il treno era già là, fermo sui binari, in mezzo alla campagna come appoggiato sul muschio di un Presepe pagano.
Pensò che forse affrettando il passo, chissà.
Intanto Pasquale lo aveva notato, paletta in mano e fischietto in bocca.
Il treno rimaneva fermo - bene - forse il semaforo era rosso, così aveva pensato papà mentre raggiungeva di corsa il binario.

Veramente lo aveva fermato Pasquale.
lo aveva semplicemente aspettato, prima di dare l'occhei al macchinista. Chissà come e perchè io immaginavo molto bene la complicità tra i due uomini, riconosco facilmente lo sguardo complice dei maschi, da sempre.
Pasquale, in un certo senso, era riuscito a fermare il tempo.
Aveva deviato, anche se impercettibilmente, il corso degli eventi.
Qualcuno per il ritardo aveva perso il taxi a Torino... un altro aveva evitato di incontrare la persona sbagliata.
Cosa sia giusto e cosa sia sbagliato nella nostra vita noi non lo sappiamo subito, ci viene svelato solo dopo, magari anche dopo tanto tempo.
Così ho capito il perchè di certi amori, di alcuni viaggi e di tanti provvidenziali errori.
Non sempre ciò che ci sembra un errore lo è davvero.

A proposito di presunti errori, zia Antonia appariva incongrua , sembrava non aver nulla in comune con i fratelli e ancor più diversa appariva vicino alle sorelle.
Madre e zia Maria erano piuttosto formose, zigomi alti, pelle e capelli chiari.
Lei invece era più piccola di loro, minuta, e la forma del viso era esattamente quella di una donna cinese.
Aveva il volto un po' piatto, la bocca era delicata, la pelle pallida e un po' olivastra.
Il taglio degli occhi neri poi.. era decisamente orientale.
Ad un altra età avrei chiesto con poco tatto perchè la zia sembrasse cinese ma non avrei avuto risposta perchè nessuno si poneva quella domanda o forse perchè era un tabu.
Era davvero impressionante quel contrasto.
Madre e gli altri zii erano simili fra loro mentre lei era completamente diversa ..pareva una donnageneticamente intrusa , almeno secondo le mie considerazioni.

In futuro, negli anni del liceo o forse ancora dopo, mi chiedevo per quale bizzarria genetica quattro fratelli avessero un aspetto fisico tipico dell'Italia del nord mentre una di loro aveva il tipo fisico tipicamente orientale.
Zia Antonia, la piccola cinese, era glabra, naso un po' schiacciato, seni piccoli e due leggeri solchi sotto gli occhi, al posto delle occhiaie.
Più osservavo zia Tonia più facevo la stessa domanda "come mai la zia ha tratti orientali?"
Le risposte erano vaghe, dicevano che somigliasse al nonno ma, viste alcune foto sbiadite, il nonno non sembrava affatto orientale.

In un futuro anteriore, in viaggio verso Antibes col cugino Paolo, ecco tornare il discorso sul tipo fisico orientale di sua madre.

All'improvviso Paolo mi stava dicendo che forse c'era un motivo di tipo storico, che purtroppo non aveva il tempo di indagare ma un'ipotesi molto affascinante esisteva.

SEGUE...

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