martedì 3 febbraio 2009

la moglie di Pasquale.

nei campi attorno a San Sebastiano, così si chiamava la proprietà dei nonni
( ora non più, il nome indica il villaggio che l'ha circondata) c'erano l'erba medica, la meliga e il grano. All'arrivo di Pasquale c'erano già le case di ex contadini quasi tutti occupati in fabbrica.
All'ora di pranzo, fino alla fine di luglio, suonava la sirena e in cortile io facevo correre le galline pestando i piedi. Indossavo i sandali bianchi quelli "coi buchi" che a me sembravano occhi obliqui sicuramente orbi.
La Pippi mi osservava mentre stendeva infiniti bucati.

La moglie di Pasquale, una donna alta che ricordava certe donne africane dalle lunghe gambe abbronzate, faceva la pizza più buona che avessimo mai assaggiato.
Così, ogni tanto le tre galline, noi bimbe al borotalco, ci mettevamo a guardarla mentre preparava la pizza. A forza di star lì la Pippi capiva e ci invitava.

Ricordo che C. era molto attenta alle unghie della Pippi, controllava che fossero pulite al momento in cui graffiavano con forza l'impasto...
Appena sfornata la pizza c'era un gran vociare per avere porzioni eque.. avevamo anche notato che nella pommarola lei lasciava la pelle che formava riccioli amaranto.
Un gran silenzio rituale, quasi dionisiaco.
Poi era l'ora di scappare e in modo liberatorio gridavamo tanti grazie.. GRAZIE !grazie!... e sparivamo a giocare.
A casa mia ci eravamo abituati ad inquilini tanto diversi, soprattutto nel modo di parlare.
Ora direi che i due bambini sembravano usciti da un film di De Sica o Pasolini.
Grandi occhi bruni dilatatai, giocavano in disparte con carriole e macchinine , noi con le bermuda a righe, azzurre li scrutavamo dietro un vetro invisibile.
segue...

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