domenica 22 febbraio 2009

a spasso per la Croisette

Emanuele aveva tirato il freno a mano, eccoci a Cànnes.
Da avenue dès Esperides avevamo girato l'angolo e voilà.. in fondo a Rue Jean Cresp c'era un campo di petanque e infiniti alberi di eucaliptus, dalla parte opposta si andava verso l'interno prima del sottopasso de la Californie.
Faceva caldo ma la brezza portava non so quanti profumi. Avevo visto la spiaggia sotto la Croisette e ora ci trovavamo con poco bagaglio davanti a casa.
Eravamo in un posto che mi sembrava strategico, a due passi il vecchio casino, Port Cànto con la sua bettola con le tovaglie di carta, più avanti il nuovo Casìno e ad est la Baia del Moure Rouge.

(Alla Baia del Moure Rouge, non lo sapevo ancora, ci sarei tornata tante volte, ogni volta con uno stato d'animo diverso).

"Fratello" Emanuele mi aveva portato là per distrarmi.
Secondo lui ci voleva un posto come quello per estirparmi la perniciosa ossessione. Non faceva che ripetere che C. non faceva per me. Ci eravamo persi e non si capiva neppure chi avesse lasciato chi, oggetto questo di lunghissime diatribe alla fine delle quali Emanuele, sfinito, diceva che non aveva nessuna importanza scoprire chi di noi due avesse lasciato l'altro, ciò che non andava era proprio la spaventosa ambiguità di quella storia.
Poi si sperticava con l'incoraggiamento...

"A parte quell'orrendo trucco che metti negli occhi sei una bella ragazza" diceva.
" sono brutta" dicevo io, tanto per dire.
" non mi far incazzare.. intelligente, spiritosa e hai un corpo da statua...Cosa vuoi di più?"
SEGUE...

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