venerdì 20 giugno 2008

ora che ci penso... la rumenta

A un certo punto della "storia" quotidiana nei negozi apparvero oggetti nuovi che, improvvisi e "salvifici", avrebbero migliorato la nostra vita:

insetticidi, deodoranti, assorbenti, pannoloni, bottiglie e piatti di plastica, siringhe, lamette usa e getta, cotton fioc, fazzoletti e tovaglioli di carta... beh, l'elenco è lungo.

Come sempre le "novità" vennero immesse immediata-mente sul mercato senza neppure il sospetto di eventuali effetti "collaterali"
( vendipiùchepuoi/guadagna e poi si vedrà...).
Tutto questo "produrre-comprare-gettare" intraprese una corsa in progressione geometrica, per decenni, nell'indifferenza di noi tutti
(a parte qualche sprazzo di lucidità ambientalista che a taluni parve irritante, come le "cassandre" ecologiste che proprio non piacevano a nessuno).

I piccoli innocenti oggetti, "acceleratori di vita" venivano usati e poi, come per esorcizzare un "sospetto" buttati, per così dire, alle spalle.. per rendere più rapidi i gesti della nostra frettolosa vita: la vita che deve correre a... progettare, produrre, acquistare e gettare (DOVE?) gli ormai irrinunciabili piccoli oggetti moderni.

Che volevano dunque questi ecologisti figli di papà? salvare i mari tropicali lontani... dove solo loro potevano fare le vacanze? attenzione, tuonavano in tanti, quei prodotti danno tanto bel lavoro a tecnici e operai che hanno bocche da sfamare!

Tutto questo sgolarsi contro l'innocenza di un deodorante spray!
Il buco dell'ozono, così venne volgarizzata la questione che divenne oggetto di battute popolari era il simbolo di una questione sul sesso degli angeli... come quantificare la quantità del fumo di sigaretta sul pianeta... roba da ridere insomma.

In fondo accanirsi contro questo progresso della piccola o grande industria era anche remare contro il proletariato !!! si rischiava di andare contro il riscatto dei poveri che rincorrevano (anche loro, perchè no) la loro piccola fetta di benessere! potevano finalmente infilare un tampax o radersi più velocemente per arrivare puntuali al lavoro...

Intanto era sparito dal commercio il famoso DDT col quale avevamo fatto parecchi aerosol, la missione era stata aspra: allontanare le maledette mosche dalla torta in soggiorno. Che schifo lo sfregarsi di quelle zampine. Gli inutili insetti sarebbero venuti a defecare sulla torta. Microscopiche tracce fecali di insetto.

Queste erano le lotte che portava avanti con coraggio la società dei consumi.

Ascelle profumate, alito fresco e niente mosche sulla torta.
E poi il piacere sublime di buttare... buttare via le cose!
Dopo gli anni della guerra, quando le cose venivano rammendate, aggiustate e utilizzate fino alla definitiva consunzione questo stile di vita passato di moda...
trattenere le cose, riutilizzarle... evocava lo spettro di antiche privazioni, quelle dei genitori e dei nonni che neppure capivano la felicità di BUTTAR VIA le cose.
Liberarsene.
Una catarsi collettiva, l'affrancarsi dal risparmio, dalla lentezza del gesto... l'irreversibile tendenza
era di segno opposto e imprimeva un ritmo sempre più rapido.

A nessuno venne in mente che un atleta che corra per ore si stanca e che un atleta che corra per giorni collassa e prima o poi muore. Ogni voce in controtendenza era vissuta spesso ( quasi ai tempi della Santa Inquisizione) come iattura, malocchio e disobbedienza al disegno superintelligente della nuova divinità Tecnologica.

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